Mi scusi, Signor ministro Tremonti

Ieri sera, primo giugno, mi sono  disposto a vedere Ballarò.

Il ministro Tremonti avrebbe parlato della manovra e la puntata si prevedeva interessante.

E il ministro Tremonti è sempre da vedere,  perché non si tiene niente e non abbozza mai  quei sorrisi di circostanza,  quando Crozza sfida con le sue battute.

Come invece fanno tutti gli altri che ridono a denti stretti, laddove si capisce che  gli vorrebbero rompere la faccia.

Insomma pane al pane e vino al vino.

Come me d’altronde, per quello che può valere!

Pero cittadino  italiano lo sono!

Il Ministro Tremonti, che è anche il mio ministro, parlava anche per me. Seriamente ed io seriamente lo ascoltavo.

Poi : siamo in democrazia?

E vorrei  dire la mia!

Sui provvedimenti annunciati sulla  lotta all’evasione che, come ha detto governatore Draghi è “macelleria sociale”

Insieme alla corruzione, ovviamente, anch’essa citata dallo stesso governatore.

Il Ministro ha detto della tracciabilità oltre i cinquemila euro (o da cinquemila euro compresi in su) e della fatturazione elettronica per ricavi o compensi oltre i tremila euro.

Va bene Signor  Ministro

Ma attenzione alle banche, che rispettino le norme antiriciclaggio sempre , senza alcuna distinzione di casta o di censo..

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Perché i soldi all’estero ci sono andati negli anni trascorsi e, forse, continuano ancora ad andarci.

E come si fa? Con gli spalloni?

Ma quelli erano altri tempi!

Quando il contrabbando (perché sempre di contrabbando si tratta!) avveniva in quel modo e la Guardia di Finanza pattugliava i confini dello Stato.

E i professionisti che incassano venti, trenta  o, i più “ famosi”, anche cinquanta volte al giorno, cento, duecento…….cinquecento  euro per prestazione,  senza  fatturare niente o poco niente?

Che facciamo? Li lasciamo fare?

Non sarebbe più giusto, Signor Ministro, interdire loro la professione?

O sospendere loro la possibilità di esercitarla per un certo tempo?

Quella sarebbe una sanzione!

Perché a quella gente la sanzione pecuniaria fa un baffo!

E , così per chi comunque  non fa emergere i ricavi o li fraziona fraudolentemente

E così  per le banche che omettono le segnalazioni.

Insomma sanzionare in modo diverso.

Nuovo.

Nella trasmissione  si è parlato della natura dei capitali rientrati con lo scudo fiscale.

A mio giudizio, signor Ministro, i capitali rientrati non sono altro che la cristallizzazione di redditi evasi negli anni, con la conseguenza che quell’imposta è sostitutiva delle imposta sui redditi evasi nei vari anni che hanno dato luogo, appunto, a quella cristallizzazione.

Se io non avessi pagate le imposte che ho pagato negli ultimi cinque, sei anni, avrei sottratto alle casse dell’Erario un importo proprio pari alle imposte che ho pagato e che si aggirano intorno al cinquanta per cento ed oltre, se tengo conto dell’Irap, dei contributi previdenziali che io mi pago, e dell’indeducibilità di tanti costi che pure sostengo nell’esercizio della mia professione, con la conseguenza che l’aliquota complessiva che ha gravato sui redditi da me prodotti, ha sfiorato il sessanta, sessantacinque per cento l’anno.

Se io  non io le avessi pagate quelle imposte ora me la sarei cavata col 5 per cento.

Ma non mi sarebbe piaciuto, perché mi piace di più  pagarle le “tasse”.

Mi  fa sentire in pace con la mia coscienza sia come uomo sia come cittadino italiano.

Poi si è parlato dell’evasione dell’Iva e del recupero del gettito di quell’imposta, ’oggetto principale dell’evasione degli ultimi anni, con conseguenze disastrose e a cascata sulla correttezza dei  bilanci e  sul gettito delle  imposte sul reddito

L’iva  si evade per mancata fatturazione o per  sottofatturazione,  e per le frodi carosello.

La mancata fatturazione è di facile comprensione, perché si acquista in nero e si vende in nero.

Praticamente non si esiste!

Il reddito prodotto non emerge e, perciò, non viene tassato.

Come nella Città del Vaticano.

La sottofatturazione, invece, sottende un concetto più complesso che va approfondito.

Essa origina o dal produttore che, per qualche motivo, può praticarla (perché, ad esempio, ha maestranze in nero o acquista, sempre in nero, parte della materia prima, o, ancora, perché non fa emergere con chiarezza l’effettiva entità della sua produzione), o da un’evasione in dogana .

Che si può verificare, quest’ultima, sdoganando la merce  a  valori più bassi di quelli effettivi, o valori reali ma per quantità dimezzata..

Anche questa seconda ipotesi comporta che le fasi successive della filiera commerciale ne restino influenzate, con effetti malefici sui bilanci e sulle altre entrate dell’Erario.

Le frodi carosello, poi, sono poste in essere nei commerci internazionali  e  sempre  con l’intervento di almeno un soggetto che emetta fatture false, per operazioni inesistenti.

Il fenomeno  ha avuto un duro colpo: addirittura  dovrebbe risultare stroncato dalla misura recentemente introdotta dal governo, che non considera  soggetto passivo d’imposta né  i rappresentanti fiscali in Italia di soggetti esteri, né  i soggetti comunitari identificatisi  direttamente nel nostro Stato. Figure senza delle quali diventa molto difficile organizzare queste frodi.

Anche se le vie del Signore sono infinite.

Colgo l’occasione Signor Ministro di parlare con Lei di depositi Iva.

La prego: me lo permetta.

Ho cercato in ogni modo di poterLa incontrare per parlarne.

Ma non mi è stato possibile.

Capisco che è giusto.

I Suoi impegni e poi, in definitiva, capivo io stesso che mi volevo arrogare un diritto che non avevo.

Ma io ho provato lo stesso, perché lo ritenevo giusto.

Perché i depositi iva, per tanti costituiscono un oggetto misterioso ed è difficile farsi capire, esprimere le proprie convinzioni in buona fede.

Signor Ministro, La prego: mi ascolti.

I depositi iva scostituiscono un istituto che se correttamente interpretato avrebbe potuto essere un volano della nostra economia perché, ad  esempio, avrebbe consentito la distribuzione nel mondo di prodotti nazionali e comunitari.

Non mi risulta che siano state colte queste occasioni.

Quello che mi risulta è che è stato utilizzato prevalentemente per l’introduzione, e successiva estrazione, di merce terza immessa in libera pratica

Non mi permetterò  di fare considerazioni tecniche.

Sento però il dovere di rappresentarLe , ancora una volta, su questo blog, quanto segue:

  • Che sul concetto di introduzione c’è stata un’interpretazione autentica  nel decreto anticrisi;
  • Che se la merce è stata correttamente dichiarata in dogana, per qualità, quantità, origine e valore, allora saranno stati riscossi correttamente i dazi all’immissione in libera pratica e altrettanto correttamente sarà stata corrisposta l’iva, la cui base imponibile è costituita dal valore della merce aumentato del dazio corrisposto in dogana. Se l’immissione in libera pratica è stata un’operazione corretta, cioè, nessuna evasione d’imposta vi può essere stata;
  • Che, all’estrazione l’imposta deve essere corrisposta col metodo dell’inversione contabile e non altrimenti. Perché così impone la legge.
  • Che il deposito iva è un regime fiscale e non doganale.

Non è un istituto nato per evadere l’Iva.

Certo, chi ha sdoganato a tre lire l’ha fatto!

Perché ha evaso prima il dazio e poi l’Iva che gravano proprio sul valore.

Non c’è alcun dubbio!

Ma non è a quei soggetti che io sto facendo riferimento.

Mi riferisco a soggetti italiani, ad imprese serie, che non è giusto colpire perché nulla hanno evaso.

L’Amministrazione non ha mai voluto (o potuto) affrontare questo tema, benché, anch’essa,da me compulsata anche per iscritto.

Tutto  quanto ho scritto è stato confermato in tutte le sedi giurisdizionali, nazionali e comunitarie.

Stravolgere quei principi non solo, (mi scusi Signor Ministro,) non mi pare corretto in diritto, ma significa pure prendersela con l’innocente, quando ormai il colpevole è fuggito o, si è reso, comunque, irreperibile.

Grazie! e mi ritenga in perfetta buona fede ed, in ogni caso ed in ogni momento, a Sua disposizione.

Ne sarei felice

Gianni gargano

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