L’elefante e il topolino

Certamente ero predestinato.

Da ragazzo, a scuola, ci facevano  studiare tanto.

Non ti potevi sottrarre. Altrimenti non andavi avanti. Ti fermavi e andavi ad imparare un mestiere.

All’università poi non ne parliamo.

Senza piani di studio, che ti consentivano comunque di aggiustare il tiro, e con quel popò di professori che avevamo.

Qualcosa, insomma, abbiamo imparato.

E, al di là di quanto ci compete in quanto cittadini, un diritto di parola ce l’abbiamo anche noi.

Io sono laureato in Economia e Commercio.

Perché, allora così si chiamava quella facoltà.

E restavo incantato a sentire le lezioni dei professori  Amodeo, Palomba, Ciliberto, Cuomo, o quelle di qualunque altro  mio professore.

elefante

E allora voglio dire la mia!

Un po’ siamo certamente tutti disorientati dalle notizie apprese ieri.

Il debito della Grecia spazzatura, quello della Spagna declassato!

E i greci che attribuiscono a loro stessi la colpa di quello che sta accadendo.

Abbiamo speso e scialacquato, ha detto il cameriere di un ristorante greco al giornalista che l’intervistava.

E’ anche colpa nostra ha ribadito!

L’ho visto ieri sera su RAI SAT 24.

Allora mi va di riflettere.

E rifletto!

Nel nostro Paese  ci sono privilegi e veli che devono essere aboliti, i primi ed alzati gli altri.

E allora parlo dei primi e degli altri insieme.

Dei privilegi.

Che sono tantissimi e che io, non citerò tutti perchè di competenza della politica che deve provvedere, ma di quelli di cui godono i dirigenti delle Amministrazioni statali.

Già ci è stato detto e ripetuto che solo l’1% degli italiani dichiara più di centomila euro di reddito l’anno.

Io ho scritto e ripetuto su questo blog che l’80% di quell’1% riguarda proprio impiegati e dirigenti cosiddetti pubblici, i quali però mica guadagnano centomila euro l’anno soltanto.

Eh no!

Molto di più!

E solo di stipendio.

Lo so di sicuro perché, per qualche giorno, sono apparsi sui siti ufficiali.

La composizione dell’emolumento lordo risultava influenzato  dai premi per risultati conseguiti  che, in qualche caso,  ne costituivano un importo intorno ai 70/80.000 euro.

Spesso su questo blog, seguito da circa tremila persone la settimana, mi sono chiesto in che cosa consistessero questi risultati talmente importanti per la nazione da essere di un importo tanto consistente.

Sono obiettivi conseguiti di natura non monetaria?

E allora questi non rientrano proprio nei compiti di chi li percepisce? E allora a quale titolo percepiscono il resto dello stipendio ?

Sono obiettivi monetari?

E allora, a parte che mi vengono in mente i vigili urbani che percepivano  la percentuale sulle multe, che impinguivano i comuni e loro stessi fino a quando la società civile non si è ribellata, possiamo conoscere come e quando essi  vengono calcolati?

All’atto della verbalizzazione o a quello della riscossione?

Se fosse quello della verbalizzazione mi parrebbe, oltre che ingiusto, l’anticipazione da parte dello Stato di un premio calcolato su un importo da riscuotere in futuro, avente la caratteristica dell’incertezza e dell’improbabilità

Come gli swap!

Anche i premi monetari non sono giustificati perché relativi al ruolo istituzionale di chi li percepisce.

Senza dire del rischio dei semafori truccati

E allora, ad esempio:

Quanto costano i dirigenti delle amministrazioni finanziarie campane?

E di quelle laziali?

E di quelle lombarde?

E di quelle italiane?

Eppure non sempre si trova in quelle amministrazioni la competenza adeguata ai compensi percepiti, né, dispiace dirlo, il coraggio che la funzione impone ad un dirigente.

Il coraggio di garantire ai cittadini la certezza del diritto.

Di dare direttive di comportamento chiare.

L’esempio, ancora una volta, riguarda i depositi Iva.

L’articolo 50 bis del D.L. 331/93.

Ci siamo interrogati tutti e in tutt’Italia.

Avvocati e commercialisti  del Piemonte, della Liguria, del Lombardo veneto, del ducato di Parma e Piacenza, dello Stato Pontificio!

Tutti a chiedersi perché dopo che si sono pronunziate decine di Commissioni Tributarie, la Corte di Giustizia europea,  la Corte di Cassazione.

Dopo che è stata approvata una norma di interpretazione autentica,  per stabilire una volta per tutte, ad esempio, il concetto di introduzione o il divieto di richiedere un’imposta già assolta.

Dopo che la stessa amministrazione ha riconosciuto la neutralità dell’Iva e l’utilizzo del metodo del reverse charge anche per il recupero della maggior iva dovuta a seguito di revisione d’accertamento, sia d’ufficio che su iniziativa di parte.

Dopo incontri, istanze anche di annullamento in autotutela, l’elefante ha partorito il topolino.

L’amministrazione chiede la sospensione dei giudizi in attesa di conoscere il dispositivo di una sentenza della  Cassazione, relativa ad un ricorso  la cui udienza si è tenuta il 15 aprile scorso.

Ritenendo così di scrollarsi del problema (che non esiste più) e riconoscendosi il diritto di stabilire la validità di questa o quella sentenza,, anche se numerose ed emesse dallo stesso Organo Giudiziario.

Io credo nella giustizia.

Gianni gargano

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