Le fatture per consulenze e prestazioni di servizi se “generiche” non sono deducibili dal reddito e l’Iva in esse esposta non è detraibile. La regola vale per imprese e professionisti.
La Suprema Corte di Cassazione – Sezione Tributaria Civile – con la recente Sentenza-7214_15-ha fissato l’importantissimo principio della indeducibilità ai fini delle imposte sul reddito e della indetraibilità dell’Iva per le prestazioni di consulenza generiche.
Il fenomeno della genericità si verifica quando dalle fatture di prestazioni non possa ricavarsi con esattezza, in modo chiaro ed inequivocabile, quale sia il servizio reso ed il collegamento tra quel servizio e l’attività economica del soggetto che riceve la prestazione. In definitiva le prestazioni non esattamente definite nella qualità, nella quantità e nei relativi corrispettivi non soddisfano, per quanto riguarda le norme sulla determinazione del reddito, al principio dell’inerenza dei costi ed a quello della loro determinazione secondo il principio della loro certezza.
Non è sufficiente, ad esempio, che le fatture si riferiscano a consulenze generiche ovvero a rimborsi spese non specificamente determinati nella loro natura e qualità.
Il principio vale sia per le imprese che per i professionisti.
La Cassazione, infatti, si riferisce all’articolo 109 del TUIR che riguarda le “Norme generali sui componenti del reddito d’impresa”e non a quelle relative al reddito professionale.
E’, quindi, evidente che, in questo caso – ove la Corte ha affrontato una questione relativa ad un professionista, la Corte ha equiparato i due ambiti, disconoscendo, in caso di genericità delle prestazioni, sia l’indeducibilità dei costi sia l’indetraibilità dell’Iva.
Gianni Gargano
Lascia un commento