La Guardia di Finanza e i controlli
Rientro allo studio, dopo qualche giorno fuori per lavoro, e trovo un comunicato:
MAXI-EVASIONE di cinesi al fisco in Emilia Romagna. Due arresti, mille aziende coinvolte.
La maxi evasione è stata posta in essere con l’assistenza di commercialisti cinesi, laureatisi a Bologna con il massimo dei voti.
E riguarda aziende emiliane, toscane e venete.
Questo per Bossi.
Che rappresenta il nord come una sorta di paradiso terrestre delle legalità.
Ma non erano le aziende venete che, qualche anno fa, si ribellavano ai controlli della Guardia di Finanza?
Ma come era possibile porre in essere quell’evasione fiscale, senza alterare costi, ricavi e senza inviare soldi in Cina con la complicità delle banche ed in violazione della legge sull’antiriciclaggio del denaro sporco?
Tutto parte dai valori in dogana.
Tutto parte da lì!
L’ho scritto mille volte su questo blog.
E riguarda i valori delle merci importate dal 1995 al 2005/2006.
Credo solo i valori. Il resto sta nella mente del Signore.
Ma ci sono ancora quelle bollette in dogana, o sono state distrutte?
D’altronde basta vedere le indagini disposte dal relatore delle Commissione Tributaria di Alessandria (v. su questo blog tutta la storia di quel famoso ricorso) che, guarda caso, era un Generale delle Guardia di Finanza, credo in pensione.
Meno male che c’è la Guardia di Finanza!
Ma, a proposito, non si potrebbe lasciare a quel corpo i controlli al consumo ed eliminare quelli all’arrivo (quelli possibili s’intende).
E si! Perché Loro hanno più mezzi ed una scuola efficiente.
Certo che io Ufficiali della Guardia di Finanza a digiuno della materia non ne ho mai incontrati.
gianni gargano
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