Stefano ed io

Stefano lo ascoltava e mostrava di sentirsi in buona compagnia.

Vedi, disse Umberto, la storia che ti ho raccontato non è altro che è una metafora della nostra vita.

In questo momento noi due ci stiamo intrattenendo piacevolmente.

Proviamo una piacevole sensazione di sicurezza. Ora ci porteranno un caffè speciale, certamente uno dei migliori perché ordinato ad un grande caffettiere che, tra l’altro (e la cosa è determinante per la riuscita di un caffè serio) oltre all’acqua ed il caffè ci metterà pure il cuore.

Che cosa, quindi, ci potrebbe mai accadere?

Hai fatto male a qualcuno tu?

Mai!, rispose Stefano.

Hai dei nemici?

No! O almeno non credo!

E così io, credimi. Eppure,  proprio in questo momento chissà quanta gente sta parlando di noi.

Bene o male? E chi lo sa!

Tu pensi di essere un giusto, continuò Umberto, e certamente lo sei anche. Almeno è questo che pensi in buona fede, certo!

Ma tu conosci l’effetto che i tuoi gesti, le tue parole, il tuo modo vestire, di sorridere, di gesticolare, di trattare la gente. Insomma il tuo modo di vivere, fa sulla gente?

Su gli altri?

Su questa folla sconosciuta e indistinta che ci circonda?

No!

Non ti è mai capitato di sentirti rinfacciare un fatto che neanche ti eri sognato di aver commesso?

Eppure, benché non stiamo facendo niente di male e benché abbiamo la sensazione di non averne mai fatto, tuttavia proprio in questo momento è possibile che qualcuno trami contro di noi o che il destino ci riservi una sorpresa, buona o cattiva che sia non importa.

Quello che importa è, invece, che non c’è nella nostra vita neppure un attimo che si possa correttamente e matematicamente definire al punto di giustificare la tua sensazione di sicurezza ovvero, al contrario, di ansia o di paura.

Alfò

 

 

 

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