Il fatto di Pomigliano

Oggi votano a Pomigliano d’Arco.

E spero che votino per il si.

Che l’industria automobilistica resti in Italia.

Però smettiamola di parlare male degli operai che subiscono le conseguenze della globalizzazione.

Smettiamola di parlare male dell’Italia, che come tutte le nazioni del mondo occidentale, subisce le conseguenze della globalizzazione.

Smettiamola di sopportare che le stesse persone che parlano male o, peggio, contro l’Italia, occupino gli scanni di Montecitorio o di Palazzo Madama, o siano addirittura ministri del governo italiano.

Basta !

fabbrica-fiat

Ho già scritto mille volte che la globalizzazione, l’apertura del mercato mondiale, ha invertito la regola economica che l’unione tra paesi più ricchi con quelli più poveri favorisce i più ricchi.

Che pure non era giusta ed alla quale trovarono rimedio i sei Paesi fondatori del Mercato Comune Europeo.

Stagione, quella, foriera di sviluppo economico in Europa e di crescita della dignità del lavoro.

Ora, con la globalizzazione, quella dignità si è persa.

E’ svanita fino a divenire, nell’immaginario collettivo, addirittura illegittima.

E sì! Perché  per decenni abbiamo finto di non vedere o di non sapere che i prodotti fabbricati nei nuovi Paesi emergenti, quali la Cina, erano frutto di sfruttamento di uomini donne e bambini, costretti a lavorare tutto il giorno in cambio di un pugno di riso.

E come si sono arricchiti i clienti di quei Paesi!

E come è dilagata la corruzione!

E le nostre fabbriche sono divenute vecchie, obsolete, con costi  talmente alti da non poter competere se non facendo fabbricare i l prodotti all’estero, mentre il legislatore e gli addetti ai lavori si affannano a considerarli, comunque, made in Italy, per non perdere neanche l’immagine del nostro Paese.

Se nonché senza ricerca il made in Italy è destinato a perdere il valore, la credibilità, che gli era stato sempre riconosciuta.

Ed ora, se vogliamo lavorare, restare sui mercati, devono perdere un po’ diritti i nostri lavoratori, nell’attesa che ne guadagnino qualcuno i loro “concorrenti” esteri.

gianni gargano

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