La feritoia nella Certosa

E ricominciò a volare.

Chi lo sa perché erano andati proprio a San Martino, all’interno della Certosa!

Loro lo tenevano il posto dove giocare al pallone!

Stava proprio lì, dietro il rione.

Uno spazio in leggera discesa, ma talmente largo, che ci potevano giocare a pallone, anche in squadre e partite diverse, in un casino collaudato e perfetto.

Perché allora si trovava a  San Martino?

Il sogno, il sogno, stava sognando. Questo lo capiva. O forse, solo al risveglio, ebbe la sensazione che in sogno avvertiva di sognare.

E si trovò a guardare dei giovanotti  che si sfidavano ad  lanciare una pietra in una feritoia che stava proprio lì, in alto alto.

Sulla parete della certosa.

I giovanotti si alternavano al lancio della pietra, ma nessuno riusciva nemmeno ad approssimarsi alla feritoia posta lì in alto.

D’un tratto Umberto sentì che lui ce l’avrebbe fatta!

Non era una possibilità. Era una certezza.

E allora, come in una diversa dimensione, spinto da una forza esterna, si alzò dal prato dove era seduto, prese una pietra e, facendosi strada, lui, piccolo scugnizzo tra quei giovanotti tanto più grandi di lui, lanciò la pietra che salì veloce lungo tutta la certosa e scomparve in quella feritoia.

Dove, ne era certo, sarebbe entrata anche se avesse lanciata la pietra ad occhi chiusi.

Ma quella fu solo la prima volta che provò quella sensazione improvvisa che avrebbe, comunque, potuto farcela.

Alfò

 

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