Ciampolo

Le partite di pallone finivano a trenta.

Lì dietro il rione c’era uno spiazzale enorme.

In discesa.

Si faceva il tocco o si lanciava la moneta. 

La moneta ci piaceva di più. Ci ricordava le partite vere.

Quelle dell’Inter di Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez e Corso..

Che era la nazionale di tutt’Italia.

Noi, a Napoli,  avevamo Jepson e Vinicio.

Ma che c’entra. Quello era il cuore.

La vera nazionale era quell’altra.

Si sceglieva il campo. I primi quindici gol in discesa e i secondi in salita. In quella strada passavamo tutto il giorno. Pochi minuti a casa a mangiare e poi di nuovo giù, per finire la partita o per iniziarne un’altra. Fino alla sera, quando poi le prendevamo di santa ragione  tutti per aver rovinato le scarpe nuove o per esserci rotti la capa o perché eravamo tutti pieni di lividi. .

Poi c’erano le ragazze… E’ guaglion.

Ciascuno di noi aveva la sua… o almeno credeva di averla. Erano storie platoniche, però queste ragazzine ci  volevano bene veramente, forse come nessuna donna ce ne ha più voluto.

Perché quello era il primo amore.

La prima volta è la fine del mondo.

Fiuti l’aria e sai che c’è.

E la trovi!

Nel rione c’era un muro dove ci allenavamo a giocare a  passaggi e tiri in porta.

In questo Ciampolo era un vero campione.

Anche un po’ buffone e capuzziello., ma un amico!.

Sua madre mi chiamava piett’ acciar, perché camminavo sempre impettito.e con I jeans veri che compravo da uno  con una bancarella di roba americana,  vicino a Michele, l’acquaiolo, ad Antignano.

I jeans originali americani erano un’altra cosa.

Erano di tela vera., come quella delle tende.

Si dovevano  scolorire da soli e nei punti giusti.

Sulle gambe, sul sedere  e sulle cosce. Ci volevano tre, quattro mesi per farlo  diventare un vero jeans, ma dovevo stare attento perché quando finalmente era perfetto, mamma avrebbe potuto buttarlo.

Lei però non lo fece mai, perché era una vitaiola, e mi capiva.

Era contenta che mi  piaceva la vita.

Avevo  sì e no dodici, tredici anni. quando Ciampolo mi insegnò a calciare al volo. da sinistra, perché sono destro.

Cazzo ! Era bello colpire il pallone di collo pieno e bruciare il portiere.

Ciampolo era ambidestro. Palleggiava per ore con tutti e due i piedi e con la testa.

Noi eravamo molto amici.

Alfò

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