La Signora Volcic e la Signora Verc

Prima di San Giovanni si imbocca, sulla destra, la via Rossetti, che incrocia l’Acquedotto, e che si inerpica per due, trecento metri.

Poi la salita diventa più dolce.

Sulla sinistra la clinica “Il Sanatorio Triestino”, dove è nato Lucio, e, poi, ancora a sinistra, vicolo Scaglioni, che, tutto curve e in salita, porta in cima ad una collinetta che dà su tutta Trieste.

Lì aveva vissuto per qualche anno.

Al secondo piano di una palazzina a picco sulla città, ed il cui primo piano era abitato, in due distinti e dolcissimi appartamenti, dalla Signora Volcic e dalla Signora Verc:

Lì poteva lasciare la macchina in strada con le chiavi ancora inserite nel cruscotto e poteva dormire senza chiudere l’uscio a chiave.

Marisa aveva una Fiat 500 giallo ocra con tre paperette disegnate sulla portiera e che ricordavano lei, Sabrina e Lucio.

La Signora Verc era più estroversa.

La Signora Volcic più riservata. Forse più timida.

La Signora Verc era vedova e gli raccontava della sua vita in Dalmazia mentre lui le parlava di Napoli.

Spesso i bambini si intrattenevano con lei a casa sua.

La Signora Volcic aveva due figli: Il primo Demetrio, era corrispondente della Rai da Mosca:

Chi non ricorda: qui Mosca vi parla Demetrio Volcic.

L’altro era professore di matematica all’università di Trieste.

Lei gli aveva mostrato la sua casa.

La camera di Demetrio, la sua scrivania, il suo posto di studio, semplice e luminoso.

E quella del professore di matematica.

Non ebbe modo di conoscere nessuno dei due.

Però quelle due signore si!

Che belle persone!

Gli sono rimaste nel cuore.

Alfò

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