da “ALFO’ – Le voci di fuori “

Il vento dell’est
Le cose sono andate bene fino agli anni ’97 – ’98 poi la dogana è ritornata prepotentemente nella mia vita, per colpa dei cinesi, o degli est asiatici, come qualcuno preferisce chiamarli.
Questi hanno rovinato il commercio italiano, l’hanno modificato, hanno costretto le aziende a rimboccarsi le maniche e a ricominciare daccapo.
La mia attività mi ha portato ad avere clienti anche nel nord-est.
Ricordo che quando andavo in provincia di Padova, per raggiungere la cittadina dove era ubicata l’azienda che mi aveva conferito il mandato, lasciavo l’autostrada all’uscita di Monselice e poi percorrevo alcuni chilometri di una strada diritta e pianeggiante costeggiata da una miriade di aziende. Sembrava un formicaio.

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Mi piaceva molto andare lì.
Tutto questo fino all’avvento dei cinesi. Da quando sono arrivati loro, lì ormai si affitta o si vende soltanto.
I cittadini di quelle zone si riprenderanno certamente. Ma alla fine si saranno fatti un mazzo così
E questo perché la merce cinese è entrata in Italia a valori molto bassi, in genere oscillanti tra i tremila e i novemila euro. Il valore assume grande rilievo ai fini dell’accertamento doganale.
Ad esso si commisurano i dazi e l’IVA che sono, in genere, i diritti che la dogana deve riscuotere per la merce importata.
Tra l’altro, il valore imponibile in dogana è comprensivo anche del costo del nolo.
Dai tre o novemila euro dichiarati, per conoscere il valore della sola merce bisogna sottrarre quel costo!
Quelle merci valevano, allora, poco o niente. Si trattava, per lo più, di capi d’abbigliamento e di tonnellate di merce per ogni bolletta.
Allora: altro che risultati conseguiti!
Ecco perché dove ti giri ti giri c’è merce contraffatta.
E tutto ‘sto casino un solo cinese, sì, perché mi è capitato di vedere i documenti di un solo cinese, in virtù della mia professione.
Tutto riferito al magistrato, naturalmente, ma i cinesi che importavano merce erano migliaia, forse di più e sdoganavano in tutt’Italia.
Ah no, mica solo a Napoli. A Genova, a Gioia Tauro, a Prato e chissà in quante altre dogane ancora.
Dalle Alpi alla Piramidi. Dal Manzanarre al Reno. Ovunque arrivasse merce cinese ad un cinese.
La dogana, però, avrebbe potuto procedere a rettificare l’accertamento. Lo può fare nei tre anni successivi dalla data dell’importazione. Avrebbe dovuto farlo da subito, dal 1996. Ne aveva tutti i mezzi, e avrebbe tamponato, da subito, l’emorragia che stava per profilarsi.
C’erano mille modi, compresa la cooperazione amministrativa tra Stati per la verifica dei documenti. Le norme comunitarie. Mille leggi e mille regolamenti che lo hanno sempre consentito.
Ora si tira fuori la legge Bersani, che prima non c’era, che ora invece c’è, ma per carità! Io non ci cado!
Se volete apriamo un dibattito o scriviamo un libro su quella legge, che è ottima, che ha voluto dare una mano, ma il cui testo e significato, non sono certo quelli che le vuole attribuire la dogana.
D’accordo? Non tiriamo in ballo Bersani!
Ma allora di fronte alle centinaia di migliaia di importazioni dalla Cina che ogni anno venivano gestite dalle varie dogane italiane, quante revisioni del valore sono state effettuate?
Ormai, sono trascorsi altro che i tre anni per recuperare i diritti sui valori reali, ne sono trascorsi anche cinque, o dieci o, come per le importazioni del 1996, undici. I soldi sono persi definitivamente!
E poi i cinesi chi li piglia più. E inutile far finta di agitarsi ora!

Dal 1996 al 2006


Quanti cinesi sono arrivati a Napoli dal 1996 al 2006? E quanti nelle altre dogane d’Italia?
E quante revisioni del valore sono state fatte in quegli anni?
Perché se non sono state fatte ora i cinesi non ci sono più, sono volati via! È inutile sbattersi, agitarsi ora! I soldini sono volati via!
Anche se si fanno ora accertamenti, rettifiche. Anche se si dovessero vincere i ricorsi a che servirebbe? A comunicati trionfalistici su fantomatici recuperi d’imposta?
Essi documenterebbero, invece, solo le omissioni di quegli anni. Non si prenderà più una lira. Si spenderanno soltanto ed inutilmente altri soldi e solo per fornire un alibi alla dogana, in cerca, ancora una volta, di una autoassoluzione.
Questa volta no, l’autoassoluzione non deve passare! Almeno non politicamente.
È la politica che deve avere il coraggio di parlare, perché i magistrati da soli non ce la possono fare e perché i fatti sono così gravi da apparire, per certi versi, incredibili.Così succede che nel giudizio tributario, dove tutto si deve risolvere in un’unica udienza e dove i mezzi d’indagine sono limitati, ormai la dogana si difende con ogni mezzo, quasi si trattasse di un processo penale. Se la nostra è veramente una democrazia, gli italiani devono essere messi a conoscenza di quello che è successo. E non da me, ma dalla politica, dai ministri competenti, dalle varie Agenzie delle Dogane, delle Entrate e da chi cavolo si vuole… che sono tutte uguali le agenzie! E allora vediamo quanti container sono arrivati dal 1996 al 2006, parlo di quelli grandi, da 40 piedi.
Quelli, per intenderci, che si vedono sulle autostrade, agganciati alle motrici e con la targa “TIR” dietro.
Da “Il sole 24 Ore” del 5.2.2008
Dati in TEU del traffico container nei principali porti italiani per l’anno 2007:
Gioia Tauro 3,50 milioni;•
Genova 1.86 milioni;•
La Spezia 1.20 milioni;•
Taranto 767 mila;•
Livorno 758 mila;•
Cagliari 608 mila;•
Napoli 467 mila;•
Salerno 376 mila;•
Venezia 325 mila; •
Trieste 263 mila;•
Savona 240 mila;•
Ravenna 191 mila;•
Ancona 87 mila;•
Palermo 32 mila.•
Totale 10.674.000
E poiché un container di 40 piedi e pari a due teu, basterà dividere per due per ottenere il risultato di 5.337.000 contenitori di quella misura, entrati nei porti italiani nel 2007. Prendiamo un anno, uno solo. Facciamo le seguenti ipotesi, tutte per difetto:
Container provenienti dalla Cina nell’anno, in 1. tutt’Italia: 700.000
Valore dichiarato all’importazione € 10.000 Valore effettivo € 40.0003.
Dazio 10 % Iva 20 %5 Ne risulterà:
Diritti doganali relativi ai container importati in un solo anno in tutte le dogane d’Italia al valore dichiarato di € 10.000
Totale Container 700.000
Valore dichiarato 700.000 x € 10.000 = € 7.000.000.000
Diritti sui valori dichiarati
Dazio: € 7.000.000.000 x 10% = € 700.000.000,00
IVA: € 7.700.000.000 x 20 % = € 1.540.000.000,00
(L’IVA si calcola anche sul dazio)
Totale diritti doganali riscossi, solo in un anno in tutta Italia € 2.240.000.000,00
Diritti doganali relativi ai container importati in un solo anno in tutte le dogane d’Italia al valore di € 40.000
Totale container 700.000
Valore 700.000 X € 40.000 = € 28.000.000.000.,00
Diritti sui valori dichiarati
Dazio: € 28.000.000.000 x 10% = € 2.800.000.000,00
IVA: € 30.800.000.000 X 20% = € 6.160.000.000,00
(L’IVA si calcola anche sul dazio)
Totale diritti doganali gravanti, solo in un anno
secondo la previsione fatta € 8.960.000.000,00
Calcolo dell’evasione di un solo anno in tutti i porti d’Italia:
Diritti accertati € 8.960.000.000,00•
Diritti riscossi € 2.240.000.000,00•
Evasione- sic € 6.720.000.000,00•
Se invece hanno utilizzato i depositi iva, allora non hanno pagato neanche l’Iva pari a € 6.160.000.000,00. Per cui l’evasione diventa di € 12.880.000.000,00. Un’enormità!
E in tutti i 10 anni considerati? Intorno ai 130 miliardi di Euro.
E se i valori reali fossero stati più alti del valore ipotizzato di 40.000? Ed erano più alti!
Perché ora la dogana sta verificando che merce dichiarata 10.000 € ne valeva, addirittura, in qualche caso, 100/150.000.
E tutto ciò alla faccia del debito pubblico, delle finanziarie, delle tasse che hanno pagato gli italiani, delle pensioni sociali, della mala sanità, della povertà della gente, della morale comune, dell’onestà, della probità. Di Dio!

gianni gargano

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