Il Piave
Certe cose cerco di non vederle e di non sentirle.
Perché mi fanno star male. Soffrire.
In effetti cercavo un film di Totò, che è uno che aveva capito la vita.
E, invece, così, per sbaglio, mi sono imbattuto in un programma televisivo dove un famoso filosofo parlava dell’unità d’Italia!
Che, in effetti, era stata, spesso, solo un’aspirazione di alcuni intellettuali.
Che l’Italia è soltanto un insieme di campanili, di culture diverse e che, tutto sommato, l’unità, non tutti la volevano.
Ho fatto appena in tempo ad ascoltare ancora che il grande filosofo ammettesse che ormai si è perso il senso della storia, che nessuno più conosce.
E poi ho chiuso, disgustato.
Com’era bello Totò, grande.
Come ci rideva sopra a queste nostre diversità di modi di vivere e di cultura
Per questo era bella l’Italia.
Poi c’è stata la rivoluzione industriale, il boom economico fondato sulle braccia che venivano dal sud, in città dove “fittasi appartamento purché non a meridionale”.
Perchè doveva prevalere l’industria e languere l’agricoltura.
Insomma la storia nessuno la conosce.
O forse gli conviene di far finta di non conoscerla.
Sul Piave c’è ancora la targa: fiume sacro alla Patria!
Io sono napoletano.
Doc!
Verace!
Vivo in una città culla della cultura di tutto il mondo.
E soffro quando vedo snobbare la festa della Repubblica.
Alfò
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